COME NASCE IL LIBRO
Come ogni lungo viaggio che si rispetti, anche questo inizia da un passaporto.
O meglio: da un mucchietto di passaporti dal dorso sgualcito e leggermente impolverato che aprendosi rivelavano una pletora di timbri e visti, prevalentemente dell’Est Europa ma anche dei Paesi del Maghreb e dell’Asia. Erano i documenti che avevano accompagnato tutta la mia carriera, dagli esordi come dipendente della Olivetti responsabile del supporto tecnico-commerciale a imprenditore indipendente, lungo un arco di tempo che andava dal 1969 al 2010.
In famiglia il mio progetto ha suscitato reazioni contrastanti.
Angela, mia moglie, vedendomi scendere dal solaio con il pacchetto dei passaporti in mano e qualcosa che evidentemente mi frullava per la testa, mi ha chiesto cosa stessi combinando. Quando ha scoperto le mie intenzioni, però, sul suo viso è comparsa un’ombra di preoccupazione.
– Sei sicuro, Alberto? – mi ha chiesto – Vale la pena rimestare queste vecchie storie? –
Non potevo darle del tutto torto. Prima di essere la mia seconda moglie, Angela era stata una collega alla Olivetti, perciò conosceva bene non solo le molte luci, ma anche le ombre che avevano segnato il percorso dell’azienda. Eppure, rinunciare mi sembrava un tradimento alla mia storia. Così, per buona misura, prima di parlarne con Marco e Donatella, i miei figli, ho iniziato a buttare giù i ricordi, riempiendo qualche decina di pagine nel dare un primo abbozzo di corpo alla mia idea.
Quando hanno letto i primi capitoli del manoscritto, loro ne sono stati entusiasti. Grandi abbastanza per accompagnarmi nei miei viaggi nell’Europa orientale, ricordavano bene com’era la vita in Polonia, dove avevo dovuto risiedere per poter esercitare la mia attività e dove, a Varsavia, ho ancora una casa di proprietà, o a Bratislava, dove nel tempo avevo stretto molti legami quasi fraterni, tanto da fare più di una volta da autista della sposa con la mia BMW al matrimonio degli amici slovacchi o dei loro figli. Essendo cresciuti consapevoli dell’abissale distanza, economica ma anche culturale, tra Est e Ovest, sapevano già allora di essere dei privilegiati: per i coetanei ciò che raccontavano di ritorno da quei viaggi era come fantascienza.